RAID IN COSTA VERDE

mappa Viaggio Costa Verde a
La mappa dell’itinerario, con le varianti (alcune non utilizzate in questo raid) per renderlo più leggero

Questa era un’escursione che avevamo in cantiere già da tempo. Un itinerario non particolarmente duro (860m di dislivello positivo, la metà dei quali su asfalto. con pendenze non troppo impegnative e mai sopra il 7%), ma abbastanza lungo (77km) e con una grande varietà di ambienti attraversati (dalle aree minerarie di Montevecchio alla costa incontaminata di Arbus, nota come Costa Verde, fino alla fertile piana di Arborea). In pratica, un autentico piccolo viaggio di un giorno, ideale per “iniziare” al nomadismo in mountain bike chi si è avvicinato da poco al mondo dei vagabondaggi a pedali.

La formula utilizzata è stata, ancora una volta, quella del treno+bici, per il grande vantaggio che offre il non dover chiudere il giro dove lo si era iniziato.

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In treno da Decimomannu a San Gavino

Da Decimomannu, abbiamo preso il treno che, in appena 30’, ci ha portati a san Gavino. Da lì, abbiamo iniziato a pedalare lungo lo sterrato che un tempo era il tracciato della ferrovia mineraria che conduceva fino a Montevecchio.

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Sosta in una stazione di qualche tempo fa…

Naturalmente non sono mancati gli imprevisti (altrimenti che raid sarebbe!) e così, mentre si pedalava lungo quella che un tempo era un ferrovia, giunti all’attraversamento di un fiume abbiamo scoperto che il ponte ferroviario era stato tolto (probabilmente sessant’anni fa, ma quando si pianificano le escursioni con le mappe satellitari e le vecchie carte, è difficile sapere cosa si troverà sul terreno…). Per fortuna a settembre i corsi d’acqua consentono, con un po’ di fortuna, dei guadi (e noi siamo stati fortunati!).

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L’antico tracciato ferroviario S.Gavino-Montevecchio, che poco più avanti ci avrebbe costretto a guadare un fiume, perchè il ponte in ferro è stato smontato qualche decennio fa…

 

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La stazione di Guspini

 

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Ultimi binari…

Giunti all’antica stazione di testa di Montevecchio, ci siamo portati sull’asfalto per salire fino al villaggio minerario, dove abbiamo fatto l’immancabile pit-stop in un chiosco bar (era solo il primo di una lunga serie…).

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Pit stop

 

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L’acqua ai fiori…

 

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Ci volevano shfidare!!

Siamo quindi ripartiti dirigendoci verso il mare, destinazione Costa Verde. Giunti a Portu Maga, Alessandro si è lanciato in mare per un bagno rigenerante, mentre noi abbiamo fatto tappa, tanto per cambiare, in un altro bar.

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Tra il dire e il mare c’è di mezzo il fare…

 

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Mare a dritta, avanti tutta!

 

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Biker meditabondus

 

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Biker improbabilis

 

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E mare fu!

 

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Confronta Portu Maga e Poetto, e trova le differenze…

 

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Il lungo cammino verso la libertà

 

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Messico e nuvole

A questo punto, ripreso a pedalare, quella che nelle nostre speranze sarebbe dovuta essere una “pedalata turistica con vista sul mare”, ha mostrato il suo vero volto, fatto di continui sali-scendi che hanno messo alla prova gli amici che affrontavano il “battesimo” in questa tipologia di escursioni.

Fatica a parte, comunque, questo tratto di costa della Sardegna unisce a una grande bellezza paesaggistica il fatto di essere fuori dalle rotte turistiche che attraversano l’isola, conferendo a questo territorio un fascino selvaggio che trasmette la sensazione di “trovarsi altrove” (ovvero di essere in viaggio). Come dice il titolo di questo resoconto, l’impressione è stata quella di esserci, pedalata dopo pedalata, trasferiti in un Messico mediterraneo, dove lo scorrere del tempo avviene a velocità diverse da quelle consuete, lasciando che si possa apprezzare ciò che si ha intorno, che nel nostro caso era una meravigliosa e incontaminata natura, accompagnata da altrettanto meravigliose e freschissime birre.

Dopo una discreta fatica (chiaramente, inversamente proporzionale, per ciascuno di noi, al proprio livello di allenamento), siamo arrivati al paese di Sant’Antonio di Santadi e, tanto per cambiare, abbiamo fatto una nuova sosta ai box (ovvero al bar, e Ichnusa ringrazia…). Nel tratto tra Portu Maga e San’Antonio i distacchi tra noi i sono fatti “importanti”, e così, con Massimo, abbiamo aspettato per circa 20’ che arrivasse Alessandro, e per altri 40’ che arrivassero Enrico e Beppe. Tutto questo si è tradotto in un numero di bottiglie di birra svuotate da… ritiro della patente!

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Cambiano i posti, ma la scena è sempre la stessa

 

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Ed eccoci a Sant’Antonio di Santadi, villaggio precolombiano nel Golfo del Messico

Ripreso il cammino, ci siamo diretti verso la laguna di Marceddì, dove non passavo da anni e che ho trovato enormemente migliorata dal punto di vista delle infrastrutture turistiche, che la rendono un accogliente punto di ritrovo.

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A noi il ponte di Brooklyn ci fà ridere, noi abbiamo quello di Marceddì!

 

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Tra mari e monti

 

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Via, si va! Prossima metà Marrubiu

L’ultimo tratto del “viaggio” ci ha portato attraverso la piana di Arborea, per poi giungere alla stazione FS di Marrubiu e, quindi, in treno, rientrare a Decimomannu.

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Marrubiu: mai stazione FS fu più agognata!..

Considerazioni sul raid: l’itinerario può essere classificato come di media difficoltà sotto il profilo fisico (77km di lunghezza e 860m di dislivello), e assolutamente facile sotto quello tecnico (due terzi del percorso sono su asfalto, e il vecchio tracciato ferroviario è una sterrata con pendenza inferiore al 3%). Come scritto nell’introduzione, questo tracciato è particolarmente adatto a chi ha cominciato da poco a uscire in mountain bike e vuole sperimentare le “sensazioni di viaggio” che questo splendido mezzo regala. Per chi di norma fa uscite di 30-40km, magari prevalentemente pianeggianti, 77km e 860m di dislivello sono decisamente più faticosi, ma affrontati col proprio passo, e soprattutto con lo spirito giusto, sono fattibili e regalano la possibilità, una volta tanto, di staccarsi dai frenetici ritmi quotidiani e viaggiare tra Costa Verde e Messico…

2 pensieri su “RAID IN COSTA VERDE

    1. Buongiorno Paolo, il tuo è un ottimo suggerimento. In Sardegna abbiamo già degli itinerari “divide”, ma fanno riferimento a degli eventi periodici (con cadenza annuale, anche se mi pare non vengano più proposti da qualche anno) e sono chiaramente a pagamento. Trovo invece decisamente più utile, in chiave di sviluppo del cicloturismo, il criterio con cui è impostato il Sicily divide, ovvero: questa è la traccia, queste sono le strutture d’appoggio che vi consigliamo; venite quando vi pare, così lasciate un po’ di soldini sul territorio e richiamate altri cicloturisti. Chiaro che in questo modo le guide cicloturistiche non ci guadagnino, ma una formula del genere aumenta di almeno un ordine di grandezza il numero di cicloviaggiatori che arrivano in Sardegna, a tutto vantaggio di ristoratori, albergatori, ciclomeccanici ecc. locali. Con gli amici stiamo già lavorando a un possibile itinerario, quasi pronto. Vi terremo aggiornati, e vi faremo avere le tracce
      Stefano Tuveri

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