FLYING ON THE WEST COAST – SORVOLANDO IL MONTIFERRU

mappa Montiferru (3)

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Quest’escursione è stata organizzata utilizzando, ancora una volta, la comoda formula “treno+bici”. Siamo quindi partiti dalla stazione di Decimomannu col treno delle 6.38 (ma per fortuna la concomitanza del passaggio all’ora solare ci ha fatto dormire un’ora in più!), arrivando a Macomer poco dopo le 8.20. Così, dopo aver sistemato gli zaini, connesso il gps e fatto colazione, abbiamo cominciato a pedalare.

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Il treno delle 6.38, quasi vuoto visto l’orario…

Il primo tratto dell’itinerario, che ci ha condotto fino alla nota località di San Leonardo, percorre una poco trafficata strada asfaltata in leggera pendenza.

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On the road
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San Leonardo
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Sosta per abbeverare i cavalli
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Lo stabilimento della Siete Fuentes
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Alessandro
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Enrico

Giunti a San Leonardo, abbiamo quindi proseguito, sempre su asfalto, immettendoci dopo qualche chilometro sulla strada che collega Abbasanta a Santa Caterina di Pittinuri, fino ad arrivare al valico de La Madonnina, da dove è iniziato il nostro “rally”.

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Panorama dopo San Leonardo
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Alessandro ed Enrico avanzano tra i boschi

Dopo una breve sosta al cippo su cui è posizionata la statuina della Madonnina (maldestramente “avvolto”, una ventina d’anni fa, da una sorta di cappelletta che snatura la semplicità che ha sempre caratterizzato quell’altare naturale, che come sfondo aveva semplicemente le montagne e il mare circostanti), abbiamo quindi imboccato la sterrata che conduce alla cima di Badde Urbara.

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La Madonnina
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Vista sul mare da La Madonnina
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La statuina de La Madonnina
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Stefano al valico de La Madonnina

Il percorso alterna strappi in salita piuttosto ripidi a brevi e veloci discese, giungendo dopo circa un chilometro e mezzo alla vetta di Badde Urbara. Appena arrivati, ci si è mostrato davanti un panorama eccezionale, con lo sguardo che poteva spaziare dalle lagune del Sinis fino a Capo Caccia.

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Panorami lungo il percorso
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Più si sale e più si apre la vista
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Verso la vetta
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La strada che sale verso la vetta
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Alessandro ed Enrico tra pietraie lunari

La sensazione è stata quella di un volo lungo la costa occidentale, e da qui il nome che abbiamo voluto dare a questo raid.

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Panorami…
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… panorami…
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… panorami…
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… panorami…
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… e ancora panorami, fino al lontanissimo Capo Caccia

Dopo l’inevitabile sosta fotografica, abbiamo ripreso il cammino alla ricerca della deviazione che, rispetto all’escursione di un anno fa (quando scendemmo lungo la lunghissima discesa di 18km, fino a Santa Caterina di Pittinuri), ci avrebbe condotto fino a Narbolia.

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Stefano
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Enrico, la bici e il mare
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Il fotografo fotografato

La “ricerca del sentiero perduto” ci ha visto sbagliare strada per due volte (per fortuna abbiamo percorso giusto qualche centinaia di metri in più), per poi trovare il “nostro” percorso, che si è rivelato molto più impegnativo di quanto pensassimo: discese su pietraie con pendenze tra il 25 e il 30% si alternavano a salite con pendenze della stessa entità, facendoci subito capire che questa volta la strada era ben diversa dalla velocissima discesa che, la volta precedente, ci aveva condotto fino al mare.

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Il percorso da rally, cappottamenti e maledizioni

Dopo qualche caduta e qualche milione di maledizioni, siamo finalmente arrivati alla strada asfaltata, e il “richiamo della foresta” (che nel nostro caso coincide con quello del bar più vicino), ci ha fatto fare una piccola deviazione sull’itinerario previsto, così da far tappa in un bar di Seneghe (dove, tra l’altro, un gruppo di biker di Oristano, già prima incontrati in cima al Montiferru, ci ha offerto due “birre solidali”).

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La piazza principale di San Vero Milis

A questo punto, la parte rallistica dell’escursione era finita, e dovevamo giusto percorrere gli ultimi 25km per arrivare alla stazione FS di Oristano, da dove saremmo rientrati in treno a Decimomannu, stanchi ma ripagati dalla bellezza di questo paradiso naturale che è il Montiferru.

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La discesa dal Montiferru a Narbolia, tratto tecnicamente più impegnativo dell’escursione

Considerazioni sull’escursione: si tratta di un itinerario di media difficoltà sotto l’aspetto fisico (75km e 840m di dislivello), ma abbastanza impegnativo sotto il profilo tecnico, in quanto il percorso da noi scelto per scendere dalla vetta fino a Narbolia è un sentiero con pendenze elevate (che per lunghi tratti si mantengono tra il 25 e il 30%), disseminato di sassi e solchi, e mette a dura prova la capacità di stare in sella senza venire disarcionati (chiaramente, c’è sempre la possibilità di fare a piedi i tratti più difficili, facendo sulla bici solo i tratti alla portata delle capacità tecniche di ciascuno). Per quanto riguarda poi l’aspetto ambientale, come detto nella descrizione i panorami che si aprono alla vista sono di una bellezza incredibile, e tutto l’itinerario (salvo gli ultimi 20km che riconducono a Oristano) si sviluppa tra i boschi, pedalando spessissimo sotto una galleria d’alberi. In definitiva, non è un raid affrontabile da chi è ancora agli inizi, ma ce lo si può porre come obiettivo una volta raggiunta una buona preparazione fisica e tecnica.

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Stefano, Alessandro, Enrico… Alla prossima!!

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