IN MOUNTAIN BIKE PER ANTICHE FERROVIE – DALLE FS ALLA FERROVIA DELLA MARMILLA

Quest’escursione è stata in realtà un vero e proprio viaggio in cui si sono attraversati mezzo Campidano e tutta la Marmilla, per un totale di 112,7km (e 560m di dislivello positivo).

mappa ferrovie e Marmilla

La prima parte dell’itinerario si è svolta a ridosso della linea delle Ferrovie dello Stato, partendo da Assemini e arrivando fino alla stazione di Sanluri Stato. Di fronte all’attuale stazione delle FS, un tempo si trovava la stazione delle Ferrovie Complementari, posta sulla linea ferroviaria che, fino al 1956 (anno della sua chiusura) collegava Villacidro a Isili e Ales.

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Si parte da Assemini

 

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Le campagne di Villasor

Non mi soffermerò più di tanto nella descrizione del tracciato da Assemini a Sanluri Stato, dato che è stato percorso anche in due precedenti escursioni raccontate su queste pagine. Vale però la pena sottolineare che, anche in questo periodo di bassa piovosità, le campagne campidanesi appaiono verdi e floride, grazie al lavoro e alla cura degli agricoltori (che anche in questa domenica mattina erano al lavoro per irrigare i campi di carciofi, estesi a perdita d’occhio tra Decimoputzu, Villasor e Serramanna).

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La stazione di Sanluri, perfettamente restaurata

Giunti a Sanluri Stato, quindi, abbiamo seguito il tracciato dell’antica ferrovia (interamente percorribile, se si eccettua qualche punto su cui hanno sconfinato i campi coltivati), dirigendoci verso Sanluri, dove l’antica stazione è stata perfettamente restaurata ed è oggi utilizzata dall’ARST.

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L’antico tracciato ferroviario tra Sanluri e Furtei

Da Sanluri abbiamo seguito il tracciato, interamente percorribile, che prosegue in direzione Furtei. Giunti all’antica stazione, abbiamo visto che è stata occupata, assieme al terreno circostante, per essere utilizzata come deposito di mezzi agricoli.

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La stazione di Furtei

Da Furtei a Villamar la ferrovia un tempo correva parallelamente alla strada, ma dato che il tracciato non è più visibile (probabilmente la sede ferroviaria è scomparsa in seguito all’allargamento della strada) abbiamo pedalato lungo le sterrate che attraversano i campi adiacenti (la strada infatti, pur non essendo molto trafficata, è percorsa da auto che spesso viaggiano a forte velocità e che costituiscono un pericolo).

A Villamar si trova uno dei complessi ferroviari più interessanti di tutta l’antica ferrovia, ovvero la stazione col magazzino merci e la rimessa locomotive, posti all’interno del piazzale alberato. Sarebbe interessante un recupero di tutta l’area, così che quella che un tempo era la stazione di diramazione (la linea proseguiva verso Ales e verso Isili) possa diventare il punto di riferimento per gli itinerari ciclabili che si dirigono verso la Marmilla e verso il Sarcidano.

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“Ingresso in stazione” a Villamar

 

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La stazione di Villamar

 

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Il piazzale di stazione a Villamar

A questo punto abbiamo puntato verso nord, seguendo il tracciato diretto verso Ales. Il primo tratto del percorso si snoda abbastanza lontano dalla statale, immergendosi nel tipico ambiente collinare che caratterizza la Marmilla. Gli ultimi chilometri prima di Ussaramanna invece coincidono con l’attuale strada statale, per cui anche qui è preferibile seguire le strade sterrate adiacenti (facendo altrettanto anche tra Ussaramanna e Baradili).

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Il paesaggio collinare tra Villamar e Ussaramanna

 

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Sulla sinistra, la stazione di Ussaramanna

Giunti a Baradili, il paese più piccolo della Sardegna (una novantina di anime), abbiamo ripreso a pedalare sull’antica sede ferroviaria, lungo quello che probabilmente è il tratto più bello della Ferrovia della Marmilla. Siamo infatti ormai prossimi al Monte Arci, polmone verde della Sardegna centro-occidentale, e il paesaggio muta pian piano da collinare a montano.

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Il piccolo caseggiato della fermata ferroviaria di Sini

Superata Gonnosnò, abbiamo proseguito verso Curcuris pedalando circondati dalla vegetazione, rigogliosa anche in questo periodo di transizione tra estate e autunno. Tra prati e gallerie d’alberi, siamo giunti al villaggio di Curcuris, frazione di Ales, dove l’antica fermata ferroviaria è stata restaurata e trasformata in un bar-ristorante davvero grazioso, che ci ha consentito di fare una sosta prima di affrontare il tratto finale del “viaggio”.

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Il tracciato ferroviario tra Gonnosnò e Curcuris

 

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La fermata di Curcuris, trasformata in un grazioso bar-ristorante, ottimo punto di sosta per il “viaggio cicloferroviario”

 

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La terrazza del bar-ristorante “La Nuova Stazione” a Curcuris

Lasciata Curcuris, dopo poco più di 2km siamo arrivati ad Ales, dove l’antica stazione di testa, perfettamente restaurata, è utilizzata dall’ARST come deposito dei pullman. La stazione di testa ci ha ricordato che il nostro viaggio ferroviario terminava lì. Restavano tuttavia da percorrere altri 18km per giungere alla stazione FS di Uras, da dove saremmo rientrati a casa in treno.

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Il piazzale di stazione ad Ales, con gli edifici perfettamente restaurati

 

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Si attraversa la bella cittadina di Ales

Abbiamo quindi attraversato la cittadina di Ales e il suo bel centro storico (Ales è una città ricca di storia, e ancora oggi è sede vescovile), per poi dirigerci verso Morgongiori. Questo tratto dell’itinerario che porta fino al valico di Morgongiori è stato sicuramente il più impegnativo di tutta la giornata. Va detto che stiamo parlando di un tratto asfaltato di circa 5km con pendenze intorno al 6%, quindi niente di particolarmente duro, anche se il centinaio di chilometri già percorsi si fa sentire.

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Lasciata la ferrovia, si pedala lungo il versante sud del Monte Arci, diretti verso Uras

 

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La fontanella al valico di Morgongiori

 

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L’area di sosta nel punto di valico

Quest’ultimo tratto dell’itinerario segue il versante sud del Monte Arci, e il paesaggio attraversato è molto diverso dai precedenti, essendo di tipo montano, coi boschi che ci accompagnano lungo il percorso. Il valico coincide col paese di Morgongiori, all’uscita del quale si trova un’area attrezzata con un chiosco bar e una sorgente, provvidenziale per chi ha necessità di rinfrescarsi e riempire le borracce.

Superato il valico, abbiamo proseguito in discesa, giungendo rapidamente ad Uras, in tempo per il treno delle 15.48 che ci ha riportato a casa.

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Con l’arrivo a Uras, si conclude il nostro viaggio

 

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In stazione ad Uras, in attesa del treno

 

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E anche stavolta i cavalli d’acciaio hanno fatto il loro dovere

Considerazioni sull’escursione: si tratta in realtà di un autentico viaggio, dato che questo itinerario consente di attraversare tutta la Sardegna centro-meridionale in direzione sud-nord. La lunghezza di ben 112,7km rende questo “viaggio ferroviario” alla portata solo di chi ha un buon allenamento, ma nulla vieta di partire dalle stazioni di Samassi oppure San Gavino (purtroppo la stazione di Sanluri Stato è stata chiusa), riducendo la lunghezza a circa 75km. Un’altra soluzione invece può essere quella di suddividere il viaggio in due giorni, pernottando in uno dei piccoli paesi della Marmilla, approfittando dell’occasione per apprezzare la cucina locale (ristoranti e agriturismo non mancano). Dal punto di vista paesaggistico, l’itinerario è molto suggestivo, in particolare nel tratto lungo la Marmilla (ma anche il Campidano, una volta che le piogge autunnali l’avranno rinverdito, è molto bello da percorrere seguendo le sterrate che attraversano le campagne). Il valore aggiunto però è dato dall’interesse storico-culturale dell’antica ferrovia, con gli antichi edifici ancora presenti e in buone condizioni, e il tracciato ferroviario quasi interamente percorribile (e laddove è stato interrotto dai campi coltivati che hanno sconfinato o dalla statale che ha occupato la sede ferroviaria, si può pedalare lungo le sterrate adiacenti).

La trasformazione della ferrovia in ciclabile: il mio parere è che, se si vuole attrarre i cicloturisti in Marmilla, già oggi si ha a disposizione uno splendido itinerario che chiede solo di essere promosso attraverso gli opportuni canali. Se gli enti turistici preposti mettessero a disposizione dei cicloturisti di tutto il mondo delle pagine informative con informazioni mirate (ovvero non le solite nozioncine generiche, ma un’autentica guida, con tutte le “dritte” indispensabili a chi voglia viaggiare in bicicletta attraverso questo territorio) fornendo inoltre i file gpx con la traccia dell’itinerario (altro elemento fondamentale per muoversi agevolmente in un territorio che non si conosce), questo sarebbe già un grandissimo passo, decisamente più importante (e infinitamente più economico) della realizzazione di una ciclabile (che, qualora dovesse essere mai realizzata, dovrà essere rigorosamente sterrata, perché un nastro d’asfalto toglierebbe tutto il fascino a questo meraviglioso itinerario). Le ciclabili vanno bene laddove si voglia ricavare una sede esclusiva (e quindi sicura) per le bici all’interno di una strada su cui si svolge la viabilità ordinaria. Vanno inoltre bene laddove si vogliano realizzare dei brevi itinerari percorribili ad esempio da famiglie con bambini. Ben vengano quindi le ciclabili, ma i cicloviaggiatori hanno tutt’altre esigenze, non vanno alla ricerca di ciclabili ma piuttosto di itinerari percorribili in sicurezza e immersi nella natura e questi, in Marmilla, ci sono già. Dobbiamo solo farglielo sapere!!

Una nota sul servizio treno+bici delle FS: se si vuole puntare sul cicloturismo, la possibilità di trasportare agevolmente le biciclette in treno è imprescindibile. Sulle automotrici in servizio dall’inizio degli anni ’80 (le ALn668 e ALn663), in seguito alla soppressione del trasporto merci in Sardegna, sono state sigillate (ovvero non sono più apribili) le saracinesche per accedere dall’esterno al comparto bagagli (dove andrebbero sistemate le bici). Su queste automotrici, quindi, il trasporto bici è possibile solo grazie alla comprensione dei capitreno, che consentono comunque di caricare la bicicletta nel bagagliaio passando per lo stretto corridoio dell’ambiente viaggiatori (il capotreno non è tenuto a consentire questa operazione, dato che potrebbe arrecare danno a cose o persone, e se dovesse applicare alla lettera il regolamento dovrebbe lasciare a terra lo sventurato cicloturista di turno). Se la regione Sardegna vuole davvero promuovere il cicloturismo, come primo intervento farebbe bene a raggiungere un accordo con le FS perché venga effettuata una banalissima operazione: rendere nuovamente apribili le saracinesche dei bagagliai! Se poi volesse fare qualcosa in più, potrebbe inserire nella convenzione con le FS la predisposizione, anche nei treni più moderni come il Minuetto, di vani per il trasporto bici un po’ più capienti degli attuali (già realizzati in altre regioni come il Trentino Alto Adige), che sono in grado di accogliere solo due bici (e anche in questo caso, solo grazie alla comprensione dei capitreno, si riesce a caricare fino a un massimo di sei biciclette).

Concludendo, se non si dovesse mostrare, fin da subito, attenzione almeno per queste piccole cose (a costo zero ma fondamentali per lo sviluppo del cicloturismo) tutti i bei discorsi finirebbero per essere una mera operazione di facciata (dietro la quale si celerebbe un disinteresse effettivo, attestato dai fatti), e le ciclabili di cui tanto si parla rischierebbero di essere delle nuove e inutili cattedrali nel deserto. Il cicloturismo è, per la Sardegna, un’opportunità da non perdere; noi che abbiamo esperienza in quest’ambito abbiamo il dovere di mettere a disposizione le nostre conoscenze e, se necessario, anche di “rompere le scatole”. Se lo faremo, in Sardegna il “cicloturismo dodici mesi all’anno” diventerà una realtà (una magnifica realtà)

2 pensieri su “IN MOUNTAIN BIKE PER ANTICHE FERROVIE – DALLE FS ALLA FERROVIA DELLA MARMILLA

  1. Articolo interessante!Si potrebbero utilizzare le stradine che già ci sono, creare dei percorsi e METTERE DEI CARTELLI (scritto maiuscolo poiché qualche anno fa in uno spostamento motociclistico tra Lanusei e Villanovaforru non trovai un -e dico UNO- cartello di indicazioni eccetto “Medio Campidano” ma nell’altro senso di marcia. Avevo la cartina e alla fine trovai la meta grazie al ripetitore in cima alla collina). In Baviera le ciclabili/percorsi cicli turistici sono segnalati con piccoli cartelli bianco-verdi, questa potrebbe essere un’idea non troppo costosa da fare e mantenere.
    La creazione di itinerari e la loro promozione porterebbe molti turisti stranieri e lavoro anche nelle mezze stagioni, quando la temperatura permette di fare tappe più lunghe senza arrostirsi al sole.

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